Spagna: la mossa della vittima


Le poche persone che leggono questo censuratissimo blog e non seguono le notizie dalla Spagna si chiederanno che cosa sia successo dopo il mio preoccupato post precedente. Il capo del governo spagnolo e presidente del PSOE (Partito Socialista) è riuscito a compiere una mossa, plateale finché si vuole, che ha dato da riflettere al suo Paese.
Come raccontato nel post alla fine del mese scorso, si era fatto vivo un "sindacato" chiamato Manos Limpias (che si ispira nel nome alla celebre inchiesta italiana "Mani Pulite"), già noto per le sue denunce a sfondo politico e omofobico, legato all'estrema destra spagnola e, dopo un tentativo di entrare in politica in proprio, integratosi con il partito di estrema destra Vox. Manos Limpias ha denunciato alla magistratura la moglie del capo del governo spagnolo, Sánchez, accusandola di avere tratto vantaggio dalla propria posizione in una lunga serie di affari personali. In seguito Manos Limpias ha ammesso di avere basato la propria denuncia su notizie non confermate, lette guarda caso su pubblicazioni di propaganda dell'estrema destra.
Ma, per sicurezza, anche un'altra organizzazione si è fatta avanti con la propria denuncia sugli stessi temi: si chiama Hazte Oír ("Fatti sentire"), associazione spagnola di estrema destra, ultracattolica, omofoba e antiabortista, legata - oltre che al già citato partito Vox - a un'analoga entità estremista cristiana chiamata World Congress of Families, con sede negli Stati Uniti, a sua volta vincolata a un oligarca russo ultraortodosso molto prossimo al Cremlino. Al discorso contro la moglie di Sánchez - invitandola a fare la casalinga - si è unito il presidente del Partido Popular, una sorta di Democrazia Cristiana destrorsa, che pur essendo il partito leggermente più votato, non lo è stato abbastanza da formare un governo nazionale in alleanza con gli "amici" di Vox, con cui però già condivide alcuni governi autonomi regionali.

Il socialista Pedro Sánchez è oggetto ormai da anni di una campagna personalizzata del Partido Popular e di Vox, che lo dipingono come incarnazione del male, golpista e nemico pubblico numero uno, semplicemente perché è il leader del centro-sinistra ed è riuscito a mantenere la Spagna a galla nonostante le crisi globali dal 2020 in poi: successi documentati da un calo della disoccupazione che ovviamente la destra continua a negare. È in corso anche il tentativo delicato del governo nazionale di rappacificare la Catalogna, ancora divisa dalla crisi secessionista del 2017. A tutto ciò la destra ha risposto con mobilitazioni di piazza, per dare l'impressione che tutta la Spagna sia dalla propria parte.
Ebbene, una tattica per una vittima in caso di aggressione è quella di mettersi a urlare in pubblico "No, no, no!", altrimenti nessuno se ne accorge e tutti guardano da un'altra parte. La mossa di Sánchez è stata quella di ipotizzare le proprie dimissioni con una lettera pubblica al Paese. Si è preso cinque giorni di riflessione, in cui si sono aperti scenari inquietanti, come nuove elezioni in cui la destra avrebbe rischiato di andare al potere. A questo punto si è mossa anche la militanza socialista o, semplicemente, antifascista, arrivata a Madrid per sostenere il premier e chiedergli di restare. Probabilmente quella era già la sua intenzione, ma intanto la Spagna si è resa conto del rischio che stava correndo.
Un esempio: nei governi autonomi regionali spagnoli in mano ad alleanze tra Partido Popular e Vox, come antidoto alla Legge di Memoria Democratica in atto a livello nazionale dal precedente governo Sánchez, sono state istituite le cosiddette "Leggi di Concordia". L'ONU le ha definite, di fatto, una forma di negazionismo delle violazioni dei diritti civili durante la dittatura franchista in Spagna (1939-1975). A quasi cinquant'anni dalla fine del regime, l'obiettivo della destra spagnola è riportare indietro di mezzo secolo l'orologio della Storia.

(Immagine realizzata con AI)

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