Ucraina: un coltello nel Donbass

Ucraina, 24 febbraio 2022 

Riflessioni di Andrea Carlo Cappi

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Dunque è accaduto. All'alba di oggi, 24 febbraio 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina.
Violando gli accordi di Minsk in maniera molto più estrema degli scontri sul confine conteso del Donbass. Smentendo le proprie affermazioni sul fatto che le truppe ammassate da mesi sul confine fossero solo per autodifesa (l'enorme Russia che ha paura della piccola Ucraina?) Venendo meno alle proprie promesse di non attaccare. Trasformando in beffa la definizione di "isteria" applicata ai timori occidentali di una guerra e alle ipotesi americane di un casus belli sotto falsa bandiera, che infatti ha avuto luogo: i falsi attacchi ucraini nei territori separatisti del Donbass (tuttora formalmente facenti parte dell'Ucraina), i veri attacchi dal Donbass al resto dell'Ucraina, a cui l'esercito di Kiev ha risposto; persino un'autobomba esplosa opportunamente a Donetsk, che ha tutta l'aria di essere stata messa a bella posta. Non sarebbe la prima volta, stando a quello che diceva Litvinenko, prima di essere assassinato nel 2006 con un vecchio modus operandi del KGB sovietico.
Dopodiché il Cremlino ha riconosciuto (sempre violando gli accordi di Minsk) le due "repubbliche" separatiste del Donbass come paesi sovrani e alleati, in modo da avere un pretesto per intervenire in loro soccorso contro l'immaginaria "aggressione" ucraina. Per portare "aiuto fraterno" come si disse quando la Russia invase l'Afghanistan.

E mentre il presidente russo preregistrava il suo messaggio alla nazione (così da non doversi svegliare troppo presto la mattina dell'attacco) in Occidente c'era già chi incolpava... l'Occidente della guerra in arrivo.
Ho sentito dire che sarebbe stata colpa degli USA, che vorrebbero a tutti i costi vendere il loro gas all'Europa al posto della Russia. E farebbero solo bene - in un regime di libera concorrenza - visto che il ricatto del gas e delle altre risorse provenienti da Est impedisce all'Europa di rispondere per le rime al Cremlino. Ma in realtà, quando il presidente russo dormiva nel lettone della villa di un noto premier italiano, sognava il momento in cui l'Europa occidentale sarebbe stata dipendente da lui.
Ho sentito dire che sarebbe stata colpa della NATO, per essersi espansa verso Est. Andrebbe ricordato che una ventina di anni fa la stessa Russia prese in considerazione di entrare a farne parte, ma non lo fece: come alleata avrebbe dovuto rinunciare all'opportunità di tornare un giorno a essere una grande potenza concorrenziale agli USA. Lo fecero però, per libera scelta, i paesi del dissolto Patto di Varsavia e le ex repubbliche baltiche della defunta Unione Sovietica. Proprio perché non volevano tornare a essere suddite di Mosca.
Ho sentito paragonare la crisi ucraina alla crisi dei missili di Cuba, quando l'URSS installò rampe di lancio sull'isola alleata nei Caraibi, puntando testate nucleari sugli USA. Ebbene: non ci sono in Ucraina missili nucleari della NATO puntati sulla Russia.
Ho sentito dire che sarebbe colpa dell'Ucraina, che si sarebbe lasciata traviare dall'idea di diventare un paese europeo e della NATO. Il governo di Kiev non sarà stato un modello di perfezione e di sicuro non si può approvare la forzata imposizione della sola lingua ucraina in un paese di fatto bilingue, russo e ucraino. Ma la vera "colpa" di Kiev è quella di avere rifiutato, nel 2014, di essere una fotocopia del regime antidemocratico della Bielorussia, paese suddito di Mosca e sempre pronto a obbedire, che oggi lascia passare con gioia servile i carri armati russi diretti in Ucraina e si dichiara pronto a partecipare alla guerra.

Una delle vere ragioni della guerra?
Fino al 20 gennaio 2021 alla Casa Bianca c'era un amico di Mosca, che ha sempre dichiarato di credere a tutto quanto gli diceva il collega russo, compreso il fatto che fosse stata l'Ucraina (non la Russia) a interferire con le elezioni americane del 2016. Un amico di Mosca che è stato persino sottoposto a un procedimento di impeachment per avere negato aiuti statunitensi già promessi a Kiev, ricattandola perché aprisse un'inchiesta fasulla sugli interessi finanziari in Ucraina del suo rivale alle elezioni del 2020, che invece è amico di Kiev.
Malgrado tutto, alle elezioni del 2020 ha vinto l'amico di Kiev, mentre l'amico di Mosca è stato sottoposto a un altro procedimento di impeachment per avere istigato la rivolta del 6 gennaio 2021. L'ha passata liscia anche stavolta, quindi si potrà ricandidare alle elezioni del 2024.
Ma ora il Cremlino dovrà fare di tutto per distruggere la reputazione dell'amico di Kiev alla Casa Bianca, farlo apparire come un debole e un incapace, in modo che nel gennaio 2025 (cioè fra tre anni) a Washington torni al potere l'amico di Mosca. Invadere l'Ucraina senza che la Casa Bianca possa fare nulla per difenderla non ha come obiettivo solo l'Ucraina.

Un'altra ragione validissima per la guerra?
L'Ucraina è un paese ricco di risorse energetiche, minerarie e agricole. Come spiegavo in un post precedente, novant'anni fa è stata sfruttata in modo brutale dalla Russia di Stalin, che ne saccheggiò il grano provocando la morte per fame di milioni di persone. Se vi chiedete perché gli ucraini non vogliano più essere sudditi o schiavi dei russi, se vi chiedete perché tra loro ci sia anche chi ha intollerabili simpatie naziste (che peraltro a Mosca vanno benissimo, quando è lei stessa a coltivarle e finanziarle in altri paesi), ripassate un po' la storia.
Ma, appunto, dal 1922 al 1991 l'Ucraina è stata soggetta alla Russia, intesa come Unione Sovietica. Fu lasciata libera solo quando l'URSS andò in frantumi nel 1991 e per trent'anni ha cercato di ricostruirsi, con fatica, come paese moderno, democratico ed europeo. Ma dallo scorso anno il presidente russo continua a sostenere che l'Ucraina non può esistere al di fuori della Russia.

Un'ulteriore ragione?
Perché la Russia può farlo, sapendo che nessuno è in grado di intervenire in difesa del paese senza che si estenda il conflitto. L'invasione insegna al mondo che chi obbedisce (come la Bielorussia) ha un trattamento di favore, chi disobbedisce (come l'Ucraina) viene messo in riga con il vecchio metodo sovietico: i carri armati. Ricordate Budapest nel 1956? Ricordate Praga nel 1968?
La lezione vale per la Polonia, il prossimo paese della lista, dove il governo è antieuropeo pur facendo parte dell'Unione Europea, ma teme anche la vicinanza della Russia. Vale per l'Ungheria, che cerca di tenere il piede in due scarpe, quella europea (ma con forti legami con l'estrema destra antieuropea che spesso simpatizza per Mosca) e quella russa, in cambio di gas a prezzo di favore. Vale per tutti i paesi dell'ex Patto di Varsavia, che hanno osato fare di testa propria. Il messaggio è chiaro: o tornate da noi, o la pagherete.
La Russia può farlo perché Europa e America non possono interferire. Mi ricorda qualcosa che è già successo in altre circostanze. Un certo Hitler cominciò con l'Anschluss dell'Austria, poi fu la volta della Cecoslovacchia, poi entrò in Polonia e scoppiò la Seconda guerra mondiale. Sappiamo tutti come finirebbe la Terza.

Ma oggi siamo ancora agli inizi: l'Ucraina. I carri armati russi sono entrati dalla Russia, dal Donbass, della Crimea, dalla Bielorussia. Ci sono stati sbarchi nei pressi di Mariupol e Odessa. Mentre scrivo, guardo preoccupato le webcam di Odessa Online, a cui mi collegavo il mese scorso mentre scrivevo il mio romanzo "Complotto Zerkalo". Non vedo molta gente in giro. Intanto leggo che suonano di nuovo le sirene d'allarme a Kiev.
Si chiama guerra. E non venitemi a raccontare che sto esagerando perché, come mi scrisse qualcuno un anno fa, sarei "un corotto di m..., paghato per difamare" il presidente russo.
Vi lascio con un'amarissima storiella che circolava negli anni Settanta sul maltrattamento dei neri negli stati del sud degli USA, ma che risulta pertinente alla situazione. Due neri si trovano in carcere e si chiedono l'un l'altro come ci siano finiti; il primo dice "Un bianco mi ha investito mentre attraversavo la strada a piedi sulle strisce, mi hanno arrestato per guida pericolosa", l'altro replica "Un bianco mi ha ficcato un coltello nella pancia, mi hanno arrestato per porto d'armi abusivo".
Nel mondo delle fake news fabbricate a San Pietroburgo, l'Ucraina è "colpevole" di essersi lasciata ficcare un coltello nel Donbass.




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