La coincidenza Katyn

Una fossa comune a Katyn, foto da archivi russi

Riflessioni di Andrea Carlo Cappi

10 aprile 2010: un Tupolev Tu-154 dell'Aeronautica polacca si schianta in fase d'atterraggio all'aeroporto russo di Smolensk. Non ci sono superstiti. I novantasei passeggeri dovevano rendere omaggio, nel settantesimo anniversario, alle 22.000 vittime dell'eccidio di Katyn. Il massacro, perpetrato tra marzo e maggio 1940 dall'NKVD (predecessore del KGB) era stato ordinato da Stalin per eliminare ufficiali e prigionieri di guerra polacchi durante la Seconda guerra mondiale.
A bordo del Tupolev viaggiavano il presidente polacco Lech Kaczynski (del partito "Legge e giustizia"), sua moglie, il capo di stato maggiore Frantiszek Gagor, il viceministro degli Esteri, il governatore della banca centrale, tredici ministri, l'ex presidente Ryszard Kaczorowski, alcuni deputati, il candidato conservatore alle succesive presidenziali Gosiewski, il capo delle forze sul campo Bronislaw, il capo dell'Aeronautica militare Buk e quello dell'esercito Blasik, il capo delle forze speciali Potasinki, il viceammiraglio Karweta, il vescovo cappellano dell'esercito e parenti delle vittime della strage sovietica del 1940. L'incidente colpisce gravemente le forze armate e  i membri delle istituzioni legati a "Legge e Giustizia".
L'incidente aereo è imputato a un errore umano e alla scarsa visibilità. Le commissioni d'inchiesta polacca e russa dichiarano di non avere trovato alcuna traccia di sabotaggio. A tutt'oggi, l'unico a sostenere che si sia trattato di un attentato è il partito "Legge e Giustizia", il cui leader è il fratello gemello del defunto, Jaroslav Kaczynsky, che da allora si rifiuta di viaggiare in aereo.

In effetti c'è una coincidenza sospetta. Allora come oggi "Legge e Giustizia" (attualmente al potere in Polonia: se n'è visto il comportamento nel 2021 con la crisi dei migranti dalla Bielorussia) aveva un atteggiamento pesantemente euroscettico ma anche ostile alla Russia, da sempre vicino ingombrante della Polonia; laddove il primo ministro Donald Tusk (del partito "Piattaforma Civica", poi presidente del consiglio d'Europa fino al 2019) era filoeuropeo ma anche più aperto al dialogo con Mosca.
Nell'agosto 2008, durante l'invasione russa della Georgia, il presidente Kaczynsky decise di recarsi nella capitale Tbilisi per denunciare l'espansionismo del Cremlino verso le ex repubbliche sovietiche. Il pilota sconsigliò il viaggio, per il pericolo di sorvolare una zona di guerra. In ogni caso, Kaczynky ordinò di essere portato in Georgia, dove prese un'aperta posizione contro la Russia. Ironia della sorte, il pilota lasciò poi l'Aeronautica, mentre il secondo pilota e l'ufficiale di rotta erano ancora in servizio nel 2010 sul volo presidenziale che precipitò a Smolensk.
Non viaggiava con loro il primo ministro Donald Tusk, che aveva invece presenziato tre giorni prima alla commemorazione ufficiale delle vittime. Ma Kaczynsky aveva optato per una seconda cerimonia indipendente, prendendo lo stesso aereo con una nuova delegazione. Da qui nacquero le ipotesi di complotto secondo cui il primo ministro si sarebbe addirittura alleato con il Cremlino perché l'aereo fosse abbattuto. Un'analisi più realistica: in questa occasione il premier polacco aveva assecondato Mosca, mentre il presidente polacco le stava disobbedendo, per quanto il testo del discorso che intendeva tenere (o almeno la versione che ne è stata pubblicata in seguito) apparisse molto conciliante. Di certo, un precedente volo a sorpresa di Kaczynky con conseguente discorso non era stato gradito dal Cremlino.

In quel periodo avevo da poco pubblicato il mio volume "Le grandi spie", in cui, citando la strage di Katyn, parlavo di un altro incidente aereo sospetto. "Le Carré", avevo scritto, "azzarda anche un'ipotesi di complotto su un caso tuttora misterioso: quello della morte del generale polacco Wladislaw Sikorsky. Dopo avere respinto l'invasione sovietica della Polonia tra il 1919 e il 1921, il generale è una figura di primo piano. Ora che il suo paese è stato invaso da Hitler a ovest e da Stalin a est, Sikorsky è divenuto Primo ministro in esilio e comandante in capo delle forze polacche all'estero, che operano al fianco degli Alleati. È inevitabile la tensione tra Sikorsky e Stalin, che si ritrovano sullo stesso fronte dopo che la Germania ha invaso anche l'URSS, nel 1941."
"Nel 1943", proseguivo, "l'esercito tedesco scopre sepolti nella foresta di Katyn, in Russia, i corpi massacrati di 4000 ufficiali polacchi. Tedeschi e russi si scambiano accuse, ma il principale indiziato della strage è Stalin. Sikorsky, che chiede a gran voce un'indagine imparziale, diventa scomodo per i sovietici e di conseguenza imbarazzante per gli altri Alleati, che cercano di non litigare con Stalin. Il 4 luglio 1943 Sikorsky muore in un incidente aereo dopo essere decollato da Gibilterra: non ci sono prove, ma è inevitabile pensare a un sabotaggio."
A indagare sul relitto dell'aereo di Sikorsky, nelle acque di Gibilterra, fu un celebre sommozzatore britannico, "Buster" Crabb, in seguito divenuto famoso per la sua misteriosa scomparsa mentre - sembra - spiava un incrociatore sovietico in un porto inglese. Insomma, ogni volta che c'è di mezzo Katyn, spuntano ipotesi di complotto. Il problema nel mondo dell'intelligence è che è bene tenere presente che le coincidenze esistono, ma è sempre prudente comportarsi come se non fossero tali.

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