Spyware in Spagna


Interrogativi di Andrea Carlo Cappi

Cosa succede in Spagna?
In questi giorni c'è un intenso fermento politico. Il governo a guida socialista (PSOE) cerca di risolvere i problemi economici legati alla guerra in Ucraina con misure opportune, tra cui un accordo con l'Unione Europea appena raggiunto insieme al Portogallo, per la riduzione dei costi del gas (e quindi delle bollette elettriche) da maggio 2022 nella penisola iberica.
Ma i partiti indipendentisti e gli stessi (spesso scomodi) alleati di governo del PSOE chiedono a gran voce la verità sul caso Pegasus, minacciando rapresaglie politiche e chiedendo che cadano teste. Per poco - rischiando gravi danni alla cittadinanza - non è saltata l'approvazione del decreto con le misure urgenti per il sostegno all'economia. Il governo spagnolo rischia la crisi e non si sa nemmeno se il caso Pegasus sia colpa sua.

Cos'è il caso Pegasus?
La vicenda, di estrema gravità in un paese democratico, è emersa da un articolo da poco pubblicato su "The NewYorker": l'inchiesta racconta la storia del software Pegasus, prodotto dalla società israeliana NSO e destinato in origine a servizi segreti di vari paesi per sventare attività criminali o terroristiche. Pegasus si introduce in un telefono cellulare e, oltre a intercettare chiamate, video e fotografie, è in grado di attivare per suo conto microfono e videocamera, spiando tutta la vita dell'utente dalla sua tasca, ovunque si trovi.
Poco più di un mese fa, un deputato catalanista al Parlamento Europeo, notando alcune stranezze nel suo cellulare, lo ha fatto esaminare da un connazionale che collabora con il Citizen Lab, gruppo universitario canadese che studia gli abusi informatici. Questi ha trovato tracce di Pegasus nell'apparecchio.
In seguito Citizen Lab avrebbe riscontrato la presenza dello spyware negli apparecchi di ben sessantacinque persone legate in maniera più o meno diretta all'indipendentismo catalano. Da qui il caso è stato soprannominato "Catalangate". Ma ci sarebbero soggetti intercettati anche nell'area dell'indipentismo basco. Intrusioni presumibilmente illecite nella vita di decine e decine di persone: un'attività di spionaggio di massa.

Chi c'è dietro?
Non ci sono ancora prove, ma tutti ora se la prendono con il CNI, il servizio segreto spagnolo, e con il PSOE. Anche se l'acquisto del software potrebbe risalire al 2014, cioè quando invece era al governo il Partido Popular (PP), di centro-destra, ora all'opposizione; e anche se nel 2017 a essere vittime di spionaggio illecito sarebbero stati funzionari dello stesso CNI. Quando era al potere, il PP ha tenuto un atteggiamento completamente opposto verso l'indipendentismo, rispetto a quello del PSOE, che invece ha cercato il dialogo. Ma a usare Pegasus sarà stato davvero il CNI? Le intercettazioni di massa come queste sono proibite in Spagna: sono consentite solo quelle individuali, purché autorizzate da un magistrato per valide ragioni.
Infatti pare sia stata confessata la sorveglianza nel recente passato di soggetti indipendentisti. E non senza motivo: alcuni di loro hanno avuto stretti contatti con la Russia: nella sua politica antieuropea, il Cremlino ha sostenuto attivamente il catalanismo, così come la Brexit e altri movimenti che hanno creato squilibri in tutto il continente; nel caso specifico, la Russia prometteva l'immediato riconoscimento di una Repubblica Catalana indipendente e ventilava anche sostegno militare; in pratica, fomentava una nuova guerra civile spagnola e cercava di trascinare la Catalogna in un nuovo Patto di Varsavia.
Poiché il CNI è tenuto al segreto, per chiarire chi abbia usato illegalmente Pegasus occorre un'inchiesta dell'apposita commissione parlamentare sui servizi, la Comisión de Secretos Oficiales - unica entità autorizzata ad avere accesso a informazioni di questo tipo - che include rappresentanti di tutte le formazioni politiche. Il paradosso è che da tre anni non è possibile rinnovare tale commissione, a causa del veto posto da tutti i partiti di centro-destra ed estrema destra, proprio perché nella commissione entrerebbero anche gli indipendentisti. Ma la democrazia è la democrazia, la legge è legge, quindi la presidente del Parlamento (del PSOE) sta cercando di cambiare le regole di approvazione dei membri per aggirare il veto, dato che la commissione ora è più necessaria che mai.

Chi c'è davanti?
Nel suo articolo, molto approfondito riguardo alla vicenda di Pegasus, il giornalista di "The NewYorker" risulta invece del tutto disinformato riguardo alla questione catalana, riportando invece la versione dei media di stato russi. Nel mondo reale, i catalani sono stati davvero oppressi quando è stata oppressa tutta la Spagna, ovvero sotto la dittatura franchista. Dal 1978, con la costituzione democratica, come tutte le regioni spagnole la Catalogna gode invece di un'autonomia federalista che non ha paragoni nel resto d'Europa. In questo territorio teoricamente bilingue, catalano/spagnolo, a essere oppressa e discriminata è ormai la vasta popolazione catalana di lingua spagnola. I catalanisti hanno dichiarato inoltre di voler annettere le regioni autonome vicine (Aragona, Baleari, Valencia) per nulla consenzienti. Almeno metà della popolazione della Catalogna non vuole la secessione dalla Spagna (e conseguentemente dall'Europa, come desidera la Russia).
L'indipendentismo catalanista ha le sue radici nella borghesia di destra, che prefigurava le stesse istanze della Lega Nord a proposito della Padania. È tornato di moda di recente, durante le inchieste su quarant'anni di tangenti e conti clandestini ad Andorra dei governanti autonomi catalanisti. In una Repubblica Catalana indipendente la giustizia spagnola non potrebbe più perseguire i colpevoli. Le inchieste di fatto sono passate in secondo piano dal 2017, quando i catalanisti hanno organizzato un "referendum" autogestito, finanziato con fondi pubblici, vinto di stretta misura con un'esigua maggioranza dei votanti: molti cittadini non hanno neppure votato, non riconoscendo la legalità del "referendum".
In pratica è stata la versione iberica di una secessione della Padania, pagata dai contribuenti catalani per gli interessi privati dei politici e sostenuta dalla Russia, condizionando da allora la politica spagnola. Ne ha tratto però vantaggio il partito dell'estrema destra iberica, che ora si erge invece a tutore dell'unità del Paese pur essendo finanziato curiosamente da un oligarca russo. Se aggiungiamo che gli unici alleati che il PSOE è riuscito a trovare per mettere in piedi il suo governo sono stati finanziati da due paesi amici della Russia (Iran e Venezuela), si capisce perché un paio di mesi fa in Parlamento ci sia stato uno scambio di frecciate su chi fosse più amico del Cremlino. Di sicuro non il PSOE. Quindi chi sta spiando davvero chi?

Commenti