Opinioni di Andrea Carlo Cappi
Una delle cose peggiori da fare in un caso di violenza, anziché scoprire, processare e punire il vero colpevole, è prendersela con la vittima e dire che se la sarebbe andata a cercare. Specie se "andarsela a cercare", nella realtà, è stato solo "tentare di esistere". Ebbene, questo è l'atteggiamento che vedo applicato da mesi sui social network italiani nei confronti dell'Ucraina.
Un esempio? La Russia sostiene di essere intervenuta in Ucraina per proteggere le popolazioni del Donbass dal "genocidio". Come ho spiegato in un articolo precedente, dei morti nel Donbass abbiamo informazioni che provengono dalle fonti indipendentiste del Donbass e dall'ONU (di cui vi ricordo che fa parte anche la Russia) e che provano solo che una guerra è in atto dal 2014, cioè dall'intervento militare russo in Donbass e dall'invasione russa della Crimea. I civili morti sul terreno nel Donbass (tolti quindi i trecento innocenti a bordo dell'aereo passeggeri abbattuto da un missile russo mentre sorvolava la regione) sono stati tremila nei primi sette anni di guerra. Ancora non è possibile fare un conteggio attendibile dei civili morti in cinque settimane di invasione russa in Ucraina, ma al 3 aprile 2022 secondo l'ONU erano più di 1400. In cinque settimane.
Non ho dubbi che in quei sette anni nel Donbass ucraini filo-ucraini abbiano ucciso innocenti ucraini filo-russi, così come sono sicuro che ucraini filo-russi abbiano ucciso innocenti ucraini filo-ucraini, perché questo è ciò che avviene quando scoppia una guerra civile, che in questo caso peraltro è stata voluta dalla Russia con il proprio sostegno militare. Ma, per chi conosce la storia, nella Guerra Civile spagnola anche i difensori della democrazia hanno commesso atrocità, perché è quello che succede quando esplode la violenza. In Italia durante la Resistenza, persino i partigiani a volte hanno ucciso persone innocenti, perché la guerra ha ragioni che la ragione non comprende. Sarebbe molto meglio non scatenarla.
A proposito dell'Ucraina, si parla solo della violenza perpetrata dal (o forse, in attesa di un bilancio attendibile delle vittime, bisognerebbe dire "attribuita al") famigerato Battaglione Azov, un gruppo paramilitare che si è generato in risposta all'intervento russo nel Donbass, formato inizialmente da ultras neonazisti (sì, tifosi neonazisti delle squadre di calcio, proprio come ce ne sono anche in Italia). A esso hanno aderito sia ucraini non nazisti che avevano necessità di una struttura in cui combattere - perché, vi ricordo, era in atto una guerra civile - sia stranieri neonazisti in cerca di un conflitto in cui sparare dal vero. In seguito il Battaglione Azov, nato spontaneamente, è stato integrato nella Guardia Nazionale ucraina (non nell'esercito ucraino), perché, vi ricordo nuovamente, nel Donbass era in atto una guerra civile.
Altrimenti l'Ucraina, paese la cui Costituzione vieta il nazismo, non avrebbe mai tollerato l'esistenza di un battaglione nazista. Mentre la Russia impiega scientemente una milizia privata russa nazista e ha mandato nel Donbass volontari russi nazisti. Ma per l'italiano sui social network gli ucraini sarebbero "tutti nazisti" (compresi gli ebrei e in particolare il presidente), mentre in Russia non ce ne sarebbero affatto. Un nazista russo è meno nazista di un nazista ucraino?
Ma come ha reagito la Russia a questo ancora ipotetico e non ancora dimostrato "genocidio"? Ha forse aperto corridoi umanitari tra il Donbass, confinante con la Russia, per portare in salvo la popolazione nel periodo 2014-2021? No, li ha aperti solo nel 2022, dopo avere invaso anche il resto dell'Ucraina. La Russia ha forse fornito prove del "genocidio", perché fosse sottoposto al giudizio dell'ONU e della Corte dell'Aia? No, non ne ha fornite. Quello che sappiamo davvero è che per quasi otto anni c'è stata una guerra, in cui di sicuro ci sono state vittime tra i civili innocenti, perché questo è ciò che succede nelle guerre.
Ora sono davanti agli occhi di tutti le immagini dei civili uccisi a Bucha da soldati russi. Ne vengono trovati altri in altre città. Ma l'italiano sui social network si improvvisa detective e analizza le foto con la lente d'ingrandimento, per trovare indizi che i morti non siano civili, bensì soldati travestiti, oppure manichini, oppure comparse che ancora respirano. Perché tutta questa fatica ad ammettere che potrebbero benissimo essere morti veri? C'è una guerra in corso.
Come in Vietnam nel 1968, quando una compagnia americana massacrò civili innocenti a My Lai. Se a un gruppo di esseri "umani" si danno fucili e lo si manda a uccidere, non c'è da stupirsi che poi uccida molte più persone di quanto le circostanze belliche giustifichino. La definizione "genocidio" è ancora prematura: come ho già spiegato, dipende dal numero di vittime, che può essere calcolato solo a posteriori; nondimeno se i russi la usano impropriamente, perché non possono usarla gli ucraini?
Ma soprattutto, che male hanno fatto gli ucraini, come popolo, agli utenti italiani di social network? Nemmeno i russi, come popolo, meritano di essere odiati. Ma faccio fatica a capire per quale motivo ogni affermazione ucraina debba essere messa in discussione o addirittura sbeffeggiata, laddove ogni affermazione da parte russa - anche le aperte menzogne e le false promesse - dev'essere degna di comprensione e considerazione. Incluse quelle di un sito internet russo "di informazione", visibilmente di propaganda e ricco di fake news. Era così chiaro che tale sito operava in appoggio all'FSB e all'SVR (i servizi segreti di Mosca) che negli ultimi anni lo consultavo solo per controllare quali operazioni stessero conducendo all'estero.
Tuttavia nel mondo rovesciato della post-verità, le vittime diventano carnefici. l'evidenza dev'essere trattata come falsità e occorre cercare di continuo complotti immaginari, ignorando quelli veri che abbiamo sotto il naso.
👍
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