La semplice arte del genocidio

"Anno 1933", dipinto di Viktor Tsymbal

Opinioni di Andrea Carlo Cappi

Di guerre ne sono passate tante nei notiziari, negli ultimi anni. Ma non ricordo di avere mai percepito un odio così viscerale nei confronti di un paese aggredito come in questo periodo. Sarà che, come quella del Vietnam è stata la prima guerra in diretta tv, quella in Ucraina è la prima che avviene sotto gli occhi dei social network. E che è stata preceduta e preparata da anni di propaganda travestita da informazione.
Nel 2003 presi pubblicamente posizione contro la guerra in Iraq, basata interamente su fake news che in seguito misi in luce in un mio romanzo. D'accordo, l'opinione di uno scrittore di spionaggio non smuove le masse, benché forse possa indurre un premier a rettificare certe sue affermazioni. Ma, anche se Saddam Hussein era colpevole di crimini contro l'umanità e in particolare contro i curdi, non si percepiva verso il regime iraqeno un disprezzo così profondo quanto quello diretto oggi verso il popolo ucraino, accusato delle peggiori nefandezze: nazifascismo, genocidio, disinformazione!
Ora molti italiani, scambiandoli per notizie serie, condividono indignati i post di sedicente informazione fabbricata a San Pietroburgo e diffusa in lingua italiana da siti Internet allestiti appositamente, diventando a loro volta portavoce di fake news. Nel 2003 accettavano passivamente la guerra in Iraq e le relative motivazioni fasulle, oggi finalmente hanno un ruolo attivo, alimentando loro stessi la crociata. D'altra parte, tra gli italiani già era normale in passato condividere bufale clamorose e il periodo del Covid li ha ulteriormente appassionati a questo sport che può essere comodamente praticato in poltrona. Vediamo, di nuovo, alcuni punti salienti.

Il genocidio immaginario
La Treccani dà la seguente definizione del vocabolo "genocidio": <<s. m. [comp. del gr. γένος «stirpe» e -cidio: voce coniata in forma ingl. (genocide) dal giurista polacco R. Lemkin nel 1944 e pubblicamente usata nel processo di Norimberga (1946)]. – Grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari, l’imposizione della sterilizzazione e della prevenzione delle nascite, lo scardinamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, religiose, culturali, la distruzione di monumenti storici e di documenti d’archivio, ecc.>> Manca solo un numero minimo di vittime perché uno sterminio possa essere qualificato come "genocidio".
In Ucraina ci sono stati esempi di genocidio in passato. Come ho spiegato in un articolo precedente, in tempo di pace nel 1932-33 Stalin portò alla morte per fame (Holodomor) una quantità imprecisata di persone, stimata tra un milione e mezzo (1.500.000) e cinque milioni (5.000.000), saccheggiando le ricche risorse agroalimentari ucraine per far fronte (soprattutto a Mosca, dove si trovavano giornalisti e diplomatici stranieri che non dovevano accorgersi di nulla) alla carestia creata in tutto l'URSS dalla drammatica disorganizzazione del comunismo sovietico. Questo genocidio è il principale motivo per cui gli ucraini non vogliono mai più trovarsi sotto il dominio russo e per cui la Costituzione ucraina vieta il comunismo e i suoi simboli.
Poi arrivarono i nazisti, che alcuni ucraini, dopo l'esperienza sovietica, accolsero per un tragico errore come se fossero la salvezza. Naturalmente non lo erano. Come loro abitudine, i nazisti selezionarono per i loro campi di sterminio le categorie di ebrei, zingari, omosessuali, comunisti (con l'aggiunta dei nazionalisti ucraini) e nei loro campi di concentramento uccisero una quantità di vittime stimata tra un milione e duecentomila (1.200.000) e un milione e seicentomila (1.600.000) di cui tra le centomila e le centocinquantamila soltanto a Babyn Yar. Il totale di morti ucraine nella II guerra mondiale (Olocausto incluso) è di circa 4 milioni. Questo genocidio è uno dei motivi per cui la Costituzione ucraina vieta il nazismo e i suoi simboli.
Ebbene, veniamo a quello che la propaganda russa e i diffusori italiani di bufale qualificano come "genocidio" che sarebbe stato perpetrato nel Donbass. In tutto il conflitto in quella regione dove i territori di Donetsk e Luhansk si sono dichiarati indipendenti dall'Ucraina e dove di fatto dal 2014 è in corso una guerra civile, fino al 2021 si calcolavano circa 14.000 (quattordicimila) vittime su entrambi gli schieramenti e in mezzo ai contendenti, quindi contando civili, militari ucraini (compresi i nazisti del famigerato Battaglione Azov), combattenti indipendentisti, volontari russi (compresi nazisti dichiarati), soldati russi e, sempre che siano stati conteggiati, membri della milizia privata neonazista russa chiamata Gruppo Wagner. Secondo le Nazioni Unite, le vittime civili in circa otto anni di quella guerra voluta dalla Russia sarebbero 3.393. Non c'è nessun genocidio, c'è una guerra. Per fare un paragone, la Seconda guerra russo-cecena del 1999-2000, secondo Amnesty International, avrebbe totalizzato 25.000 vittime tra i civili, anche se a detta di qualcuno la cifra potrebbe essere molto superiore.

Le inesistenti masse neonaziste
In Ucraina esistono i nazifascisti. Sdegno sui social network! Però i nazifascisti sono dappertutto, a partire dalla Russia. Il Cremlino gestisce una milizia privata internazionale attiva in tutto il mondo, chiamata Gruppo Wagner, in cui ricorrono riferimenti e simbologie naziste. Mezzi di comunicazione legati al Cremlino hanno varie volte mostrato apprezzamento per i leader nazifascisti dell'Europa del Novecento. Il Cremlino stesso finanzia o sostiene movimenti politici molto vicini a quel tipo di ideologia, che in Europa occidentale attirano i nostalgici del nazifascismo. Il Cremlino ha sostenuto negli USA l'elezione nel 2016 (e la tentata rielezione nel 2020) di un presidente che ha alimentato la rinascita del nazifascismo in America. La strategia del Cremlino oggi ricalca le mosse di Hitler negli anni Trenta. Però nessuno può accusare la Russia di nazifascismo.
Ma veniamo al nazifascismo in Ucraina e in particolare al Battaglione Azov, di cui alcuni componenti, essendo la swastika vietata dalla Costituzione, ostentano come simbolo la runa chiamata Wolfsangel, un simbolo nazista che sta prendendo piede tra molti movimenti in Europa occidentale. Secondo alcune fonti il Battaglione Azov potrebbe ammontare a 2500 persone e secondo altre comprendere anche volontari (nazisti) provenienti da altri paesi. Se tutto questo è vero, temo che in questo caso, nel contesto delirante della guerra civile in Donbass voluta dal Cremlino contro l'Ucraina nel 2014 e in corso da otto anni, sia tollerato l'intollerabile. Ma questo non rende nazista un paese antinazista.
Ci sono altri paesi dichiaratamente antinazisti in cui il nazifascismo è entrato non solo nelle forze armate, ma anche nelle forze dell'ordine. In alcuni casi, non se n'è mai andato. Per esempio in Italia, stando a quello che mi dicono da anni varie fonti. Senza voler rispolverare la bandiera fascista presuntamente trovata nel dormitorio dei Carabinieri a Nassiriya dopo la strage del 2003.
Ho la sensazione (in quanto tale non dimostrabile) che da noi ci siano molti più nazifascisti di quanti ce ne siano in Ucraina. Alcuni sono innocui nostalgici, anche se possono votare per politici che alimentano e riattualizzano la stessa ideologia. Altri sono più attivi e perseguitano con la violenza le categorie che ho elencato prima. Del resto la Russia ha già inserito l'Italia nel proprio elenco dei paesi nazisti. Quindi chiunque approvi i missili sui civili in Ucraina sta invocando morte e distruzione anche sulle nostre teste.

La disinformazione (dis)informata
Diventa sempre più difficile, per fortuna, mostrare pubblica approvazione per l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Persino i politici che hanno sostenuto il Cremlino - e viceversa, tengo a precisare - fino a pochi giorni fa e hanno fatto di tutto perché l'Europa dipendesse dalla Russia per i suoi approvigionamenti energetici, prendono quanto possibile le distanze. Ma la folla sui social network continua a sostenere le "ragioni russe" e giustificare la guerra accusando gli ucraini di disinformazione.
Viene diffuso il video del discorso del presidente russo del 21 febbraio in una versione definita "senza la censura americana", con le stesse affermazioni pesudostoriche da questi dichiarate oltre un anno prima, che ho citato nel mio romanzo "Complotto Zerkalo" consegnato a Mondadori il 7 febbraio 2022 e che ho già smentito nel mio articolo sulla storia dell'Ucraina il 22 febbraio. Ma è interessante un aspetto che sfugge ai sostenitori delle "ragioni russe": quando il presidente menziona la guerra in Iraq del 2003 basata su fake news (e in questo siamo indubbiamente d'accordo) omette che a quell'epoca alla Casa Bianca il presidente era George Bush Jr. e che da allora a oggi gli Stati Uniti ne hanno cambiati tre, con altrettanti cambi assoluti di direzione politica. Oggi non ci sono gli stessi USA della guerra in Iraq. Laddove invece a Mosca un'unica persona è al potere ininterrotamente dal 1999, alternando le cariche come primo ministro e presidente fino alla legge del 2021 che ora gli permette di restare al Cremlino fino al 2036.
Dopo il bombardamento del reparto di maternità di Mariupol i fan italiani hanno sostenuto le versioni pro-russe. Non sarebbe stato un reparto neonati bensì un reparto neonazi, base segreta del Battaglione Azov, come molti obiettivi civili colpiti dai missili russi (ma quante basi segrete ha questo battaglione?) E la nota blogger in gravidanza che si è salvata fuggendo in pigiama sarebbe stata un'attrice pagata per allestire la messinscena, cosa che ha causato sdegno anche tra il pubblico femminile italiano. Pare invece che la blogger fosse davvero lì per partorire, perché quello era davvero un reparto maternità, e abbia poi partorito altrove.
L'ultima che ho intravisto è una domanda pressapoco in questi termini: "Se le live webcam nelle città ucraine mostrano immagini in diretta, perché non si vedono rovina e distruzione come dicono nei notiziari?" Non so come funzionino tutte le live webcam ucraine, ma quelle di Odessa Online che seguivo su YouTube sono state disattivate il 24 febbraio e ora viene trasmessa, non so da dove, una registrazione di dodici ore datata 10 ottobre 2015, in cui sullo sfondo si intravede la celebre scalinata Potemkin. La mia domanda è invece: "Perché gli italiani mettono in dubbio tutto ciò che dicono gli ucraini, ma prendono le comunicazioni russe e filorusse per oro colato, quando la Russia di oggi è una delle più grandi fabbriche di disinformazione e propaganda di tutti i tempi?
Infine, un altro aspetto che viene fatto pesare è che il presidente ucraino è un ex attore comico. Strano, visto che proprio in Italia c'è un ex comico che ha lanciato un movimento politico di successo, in passato però spesso allineato con la politica del Cremlino. Dev'essere questo che fa la differenza.

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