Le spie di oggi


Qualche osservazione a margine del caso spionistico del momento: l'arresto a Roma di un ufficiale della Marina Italiana per la vendita di segreti militari a un funzionario dell'ambasciata russa, notizia del 31 marzo 2021.

Cito spesso una frase che John Le Carré pronunciò nel dicembre 2001: "La spy story non è affatto morta, ha ancora molto da raccontare." Perché lo spionaggio come attività non è sparito con la conclusione della Guerra Fredda tra il 1989 e il 1991, di conseguenza anche la narrativa di spionaggio rimane di estrema attualità. In queste ultime due settimane quelle parole, "Guerra Fredda", sono state ripetute più volte dopo la disputa tra Biden e Putin, ma la verità è che il Grande Gioco non si è mai fermato in questi trent'anni.
Siete voi che forse non ve ne siete accorti.
Quindi non c'è affatto da sorprendersi che i servizi segreti russi continuino a cercare di impadronirsi di segreti della NATO, né che il controspionaggio italiano, l'AISI, facendo bene il suo lavoro, abbia sorpreso il capitano di fregata Walter Biot mentre intascava 5000 euro in cambio di documenti riservati. La decisione di guadagnare soldi facili vendendo segreti militari sarebbe stata dettata da "necessità famigliari". Sarebbe interessante sapere se sia stato lui a offrirsi o se dall'altra parte lo abbiano tenuto d'occhio per fargli la proposta al momento giusto.
Le notizie non riportano al momento per quale agenzia di intelligence di Mosca lavori il funzionario russo scoperto a trafficare con l'ufficiale italiano: data la natura delle informazioni, sospetto più il GRU - specializzato in spionaggio militare e rimasto pressoché immutato dai tempi dell'Unione Sovietica - che l'SVR, cioè l'erede di quella che un tempo era la sezione estera del KGB.
C'è da sorprendersi, semmai, che qualcuno si sorprenda del fatto che la Russia abbia spie attive in Italia. O in Occidente. Aldilà delle questioni formali, per cui l'episodio viene definito "un atto gravissimo", cui fanno seguito le rituali espulsioni di diplomatici dai paesi in causa, oserei dire che si tratta di routine e che ciò che conta è che continui la gestione professionale della situazione da parte dell'AISI.

Purtroppo è vero che oggi questo tipo di notizie non viene compreso da una larga fascia della popolazione, che continua a pensare alle cose che per essa contano veramente: il calciomercato e la gita fuori porta di Pasquetta ostacolata dalle misure anti-Covid.
Negli anni Sessanta e Settanta Segretissimo, la pubblicazione in edicola di Mondadori, più che una collana di libri come la vediamo oggi, era una rivista in cui il lettore poteva trovarsi davanti alla stessa vicenda di spionaggio trattata prima come romanzo e poi, in appendice, come cronaca. L'enorme quantità di lettori che la seguivano - uomini e donne di qualsiasi orientamento politico, malgrado all'epoca gli autori fossero chiaramente filo-atlantici - era informatissima su quanto accadeva nel mondo.
In seguito, proprio mentre molti autori italiani cominciavano a dedicarsi a questa materia sulle pagine di Segretissimo, con una visione sempre avventurosa ma non più etichettabile sul piano politico, i media hanno cominciato a ignorare metodicamente l'argomento. Il giallo italiano è stato finalmente riconosciuto e presto ingolfato di cliché, ma la spy story made in Italy viene vista da sinistra come qualcosa da cui lettori e soprattutto lettrici devono tenersi lontani, laddove a destra non interessa proprio. Quanto agli editori, salvo le debite eccezioni, sembrano condividere l'opinione dei media: le storie di spionaggio sono frutto dell'immaginazione malata di scrittori cattivi e politicamente sospetti che è meglio tenere alla larga.

Tutto ciò favorisce la crescita del tasso di ignoranza degli italiani e la loro suscettibilità alla propaganda, oggi ancora più attiva che ai tempi della "gloriosa" dezinformatsija sovietica (ma all'epoca, per la par condicio, seguivo con interesse anche il ratf***king della CIA). Anche perché, mentre ai vecchi tempi di solito occorreva almeno uno straccio di prova fabbricata ad arte, oggi è sufficiente un post fasullo su Internet.
Ci sarebbe da ipotizzare un complotto, dietro a tutto questo, se non fosse che non ce n'è bisogno: l'ignoranza si diffonde in modo naturale e nessuno pensa di doversene difendere. Perché a leggere libri si fa fatica. Non ci sono neanche le figure.

Immagine: A. C. Cappi all'evento di "Pistoia in Giallo 2016" dedicato alla spy story, foto di Stephen Gunn. 

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