Ogni lettore ha un suo percorso. I
primi romanzi che ebbi tra le mani – com’era capitato a entrambi
i miei genitori – furono quelli di Salgari, anche se ricordo che in
mezzo si infilarono titoli più recenti, come Base Artica
Zebra di MacLean e Il dottor
Stranamore di Peter George, in una sorta di corso accelerato
sulla Guerra Fredda.
Da un certo momento
in avanti, il mio panorama fu dominato però da Agatha
Christie. Con lei facevo un gioco: a metà libro o poco più,
mi chiedevo «Chi è il colpevole?» Tolti i gialli
con le soluzioni più atipiche, di solito più andavo
avanti a leggere, più gli indizi mi confermavano che avevo
visto giusto. Non perché avessi un talento da detective, solo perché avevo intuito alcuni dei suoi meccanismi narrativi.
Non sono un autore
di whodunit, credo che l’unica mia vera incursione in questa
tipologia di mystery sia stata un racconto di tre pagine con
protagonista Carlo Medina che prima o poi troverete nel volume A Milano non c'è il mare. Ma Ahatha Christie fu anche autrice di romanzi di spionaggio, come Avversario segreto, Quinta colonna, Il mondo è in pericolo o Passeggero per Francoforte. E il rigore che si trova nei suoi libri è
una regola che mi impongo qualsiasi cosa scriva e che spero sempre di
riuscire a rispettare.
La scrittrice
inglese aveva una profetessa in Italia: Lia Volpatti, caporedattore
de Il Giallo Mondadori, scrittrice, traduttrice. Malgrado la
sua passione insana per Agatha, era un’esperta di tutte le varianti
del genere mystery, thriller e noir, e nel 1994 fu persino madrina
inconsapevole del Kverse, chiedendomi un racconto per lo speciale
natalizio della collana: sarebbe stata la prima apparizione pubblica
di Carlo Medina.
Molti anni dopo
partecipammo a un paio di match di pugilato letterario, una trovata
di Luca Lissoni: due esperti di un argomento di narrativa si
confrontavano in una serie di round, uno come sostenitore e uno come
detrattore (il round più difficile era quello in cui le
posizioni si invertivano: il sostenitore doveva diventare detrattore
e viceversa). Lia e io ci sfidavamo sull’opera di Agatha Christie,
io all’attacco e lei in difesa. Furono serate molto divertenti, che
testimoniavano l’imprescindibilità dell’autrice inglese
per chiunque scriva gialli, anche se di tipo completamente diverso.
Al punto che, non molto tempo fa, Agatha Christie mi è tornata in mente mentre scrivevo un episodio di Dark Duet per la collana Spy Game di Delos Digital. Ne ho già parlato: la mia è una serie di romanzi brevi ambientati in Spagna nei primi anni della Guerra Fredda.
Sarà che in Un'ombra in mare i miei personaggi partono da Barcellona (dove sono stati
ambientati i due episodi precedenti) alla volta di Maiorca, dove
Agatha Christie – all’epoca già Agatha Mallowan, dopo il
secondo matrimonio – andò più volte in vacanza e
ambientò una sua storia. Sarà che buona parte
dell’episodio si svolge durante un viaggio in nave. In
ogni caso, lo spirito della scrittrice aleggia in Un’ombra in
mare, tanto che immagino che uno dei personaggi, la signora
Oliver (tipico cognome maiorchino, ma per pura coincidenza –
davvero – anche cognome di un alter ego di Agatha in alcuni suoi
romanzi con Poirot) l’abbia conosciuta di persona. E forse ci
vorrebbe un lettore di Agatha Christie prestato al Kverse per
scoprire in quali altri miei libri sia apparsa la signora Oliver de
Rossetti e in quali ruoli.
Un’ombra in mare, in ebook da Delos Digital da martedì 2 marzo
2021, non è affato un mystery, è una storia di spie. Ma ricordiamo che anche Agatha Christie ha scritto spy story.
Immagini: dettaglio dalla copertina di Agatha Christie The Secret Adversary (Great Pan, 1960); A. C. Cappi e Lia Volpatti al pugilato letterario, Villa Rusconi, Castano Primo, 20 maggio 2010, foto Castano Eventi News.
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