Russia e Ucraina: notizie esplosive

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Analisi di Andrea Carlo Cappi

Nelle ultime settimane i drammatici eventi di Gaza sembravano avere confinato in secondo piano le vicende riguardanti Russia e Ucraina. Ma una serie di scoop - veri o presunti - tra il 22 e il 24 ottobre 2023 pare avere riacceso l'attenzione mediatica su quella parte del mondo. Resta da vedere quanto siano attendibili le informazioni in proposito. Vediamo di analizzarle, ricordando a chi non mi conosce un dettaglio importante: da una trentina d'anni mi occupo, sia in termini di saggistica sia in termini di narrativa, di operazioni spionistiche, belliche e di disinformazione su tutti i fronti, a est e a ovest, senza pregiudizi ideologici e senza risparmiare critiche a nessuno. Non pretendo di essere infallibile, ma esamino ogni questione applicando razionalità e studio, quindi i miei dubbi o le mie conclusioni non derivano dal fanatismo acritico ormai diffuso sui social network.

La prima notizia singolare è stata diffusa da un account anonimo su Telegram che lascia intendere di avere fonti nel servizio di spionaggio estero di Mosca, la cui sigla appare nel "nome utente". Secondo un suo post, il presidente russo avrebbe sofferto la sera di domenica 22 ottobre 2023 di un attacco cardiaco o, quantomeno, di un grave malore, che lo avrebbe fatto stramazzare nella sua camera da letto, rovesciando suppellettili. Non è la prima volta che tale account rilascia post catastrofici sulla sua salute, il che non corrobora l'attendibilità delle affermazioni, anche perché non ci sono mai conferme da altre fonti. Ovviamente, da parte sua il Cremlino ha smentito l'accaduto, ma lo farebbe anche se le notizie fossero vere.
Da tempo Kyrylo Budanov - capo del GUR, il servizio segreto militare ucraino - sostiene che il presidente russo abbia ben tre sosia che circolano al posto suo. Questa "teoria di complotto" spiegherebbe come costui - che durante la pandemia visitò un ospedale indossando non già una mascherina ma un'intera tuta protettiva Hazmat e da allora ha preso l'abitudine di tenersi a distanza di metri dai suoi interlocutori - ogni tanto faccia veri e propri bagni di folla, abbracciando i presenti.
Se così fosse, ci sarebbe allora da chiedersi quale di tali sosia sia stato ripreso mentre si muoveva a scatti su un palco come se fosse sotto l'effetto di un potente stimolante del sistema nervoso centrale (immagini che ho visto trasmesse alla vigilia dell'invasione dell'Ucraina e non sono più riuscito a ritrovare online, ma forse solo per mia scarsa capacità di ricerca). Di chiunque si trattasse, se fosse vera la notizia su Telegram, il malore potrebbe essere l'effetto di un'overdose.
Detto fra noi, trovare un sosia perfetto, oggi, non è così facile: in un'epoca assai meno mediatica, la Seconda guerra mondiale, il generale britannico Montgomery ebbe davvero un sosia (una storia che ho raccontato in un mio video), usato per trarre in inganno i servizi segreti tedeschi prima del D-Day. Si trattava però di un attore dalla straordinaria somiglianza naturale, che dovette sfruttare le proprie doti per imitare modi e voce del personaggio che interpretava.
Oggi la chirurgia plastica può di certo trasformare più persone in sosia identici all'originale, che dovrebbero tuttavia saper replicare in ogni aspetto il presidente russo nelle apparizioni pubbliche, per non essere subito identificati come impostori. Ma dubito che lui li autorizzerebbe, per esempio, a prendere decisioni ufficiali in sua vece. E in ogni caso, sarebbe un compito così stressante che non mi stupirei che uno di loro possa avere problemi di salute. S'intende che il Cremlino ha liquidato la teoria qualificandola "una menzogna" e "una gag". Viene da pensare ai sosia di Blofeld nel film Agente 007 - Una cascata di diamanti... ma si trattava, appunto di un film.

La seconda notizia viene da una fonte più attendibile: è apparsa il 23 ottobre 2023 sul "Washington Post". E qui mi posso basare su decenni di studio delle strategie dello spionaggio per valutarne la credibilità. L'articolo parla soprattutto di legami tra il servizio segreto ucraino, l'SBU, e quelli americani, la CIA. Che agenti di Kiev siano stati addestrati da quelli di Langley è più che plausibile: ho sempre dato per scontato che sia accaduto dal 2014, subito dopo che il governo locale si è svincolato dal Cremlino.
La parte che mi lascia perplesso riguarda l'attribuzione ad agenti dell'SBU addestrati dalla CIA di omicidi politici in territorio russo, in particolare di quello più clamoroso di tutti. Intendiamoci: non mi stupisco affatto che la CIA possa avere addestrato in Ucraina potenziali killer da mandare in missione. Scrivo da anni romanzi su argomenti analoghi e ho sempre ritenuto che avessero un certo grado di verosimiglianza. Ma la logica indurrebbe a pensare che operazioni del genere, estremamente rischiose, vengano impiegate solo per rimuovere bersagli di estrema importanza strategica, non certo per eliminare figure simboliche ma di scarso rilievo militare in un contesto come quello del conflitto russo-ucraino.
Come spiegherò tra poco, è legittimo pensare che per una volta l'illustre "Washington Post" sia caduto in una trappola di dezinformatsija. Di certo la diffusione di questa notizia ha una precisa utilità: permette ai giornali internazionali di tornare a parlare di "killer della CIA" e "complotti della NATO" proprio in un momento delicato per il presidente americano, con elezioni in vista nel 2024. Così gli USA possono essere presentati una volta di più al mondo come i malefici mandanti di omicidi e terrorismo: fu davvero così ai tempi della Strategia della Tensione, argomento su cui ho scritto molto in passato, ma stiamo parlando di mezzo secolo fa. Tutto ciò mette in ombra il fatto che per la Russia questa pratica vige ininterrottamente dai tempi degli zar a oggi, ma siccome da quelle parti è normale, nessuno trova nulla da ridire.

Il primo caso citato dal quotidiano, il più clamoroso, è quello dell'assassinio di Darja Dugina, con tanto di dettagli pittoreschi: la bomba usata nell'attentato sarebbe stata contrabbandata in Russia dalla regione di Donetsk a bordo di una Mini Cooper con targa falsa (sarebbero state usate tre targhe diverse, di cui una del Kazakhstan) su cui viaggiava la quarantatreenne Natalja Vovk, cittadina ucraina originaria di Mariupol, insieme alla figlia, un gatto e i loro bagagli; o, quantomeno, tra i bagagli ci sarebbe stato il trasportino di un gatto, con l'esplosivo celato in un doppio fondo. In Russia, la Vovk avrebbe assemblato la bomba con l'aiuto di un altro cittadino ucraino, il quarantaquattenne Bogdan Tsyganenko, che sarebbe fuggito in Estonia prima dell'attentato.
La sera del 20 agosto 2022, la Vovk sarebbe stata tra il pubblico di "Tradizione", festival fuori Mosca, presso cui teneva una conferenza Aleksandr Dugin, accompagnato dalla trentenne figlia e adepta Darja. Com'è noto, Dugin, soprannominato "l'ideologo del Cremlino", ha teorizzato la necessità per la Russia non solo di controllare di nuovo i territori un tempo appartenenti all'Unione Sovietica - obiettivo che viene infatti perseguito metodicamente dal Cremlino - ma di estendere il proprio dominio all'Europa intera. Un incubo che ci riporta ai tempi più oscuri della Guerra Fredda, con i piani dell'Armata Rossa per l'invasione di tutta l'Europa occidentale anche ricorrendo alle armi nucleari, dettaglio che molti oggi hanno dimenticato. Per l'ultranazionalista Dugin, quindi, l'invasione dell'Ucraina è solo il primo passo nella conquista di un nuovo impero. Vedremo tra poco come questo si incaselli nell'attuale politica del Cremlino.
Tornando al 20 agosto 2022, una bomba fu piazzata sul veicolo di Darja Dugina, che avrebbe dovuto riportare il padre a Mosca. Dugin, tuttavia, salì su un'altra automobile. Quando la bomba esplose sull'autostrada intorno alle 21.45, uccise la sola Darja Dugina, anche se il vero bersaglio avrebbe dovuto essere il padre. L'FSB, l'agenzia che ha ereditato i compiti di controspionaggio e sicurezza interna del KGB sovietico, non tardò a identificare la responsabile in Natalya Vovk, che nel frattempo sarebbe fuggita precipitosamente in Estonia a bordo della sua Mini Cooper. Non ho notizie per quanto riguarda la figlia e il gatto. Una settimana dopo l'FSB avrebbe identificato anche il suo complice Tsyganenko.
il 29 agosto 2022, nove giorni dopo l'assassinio di Darja Dugina, è circolata la notizia che la presunta dimanitarda Natalya Vovk sarebbe stata assassinata in Austria con diciassette coltellate. Non ci sono stati ulteriori sviluppi né conferme in proposito.

Dopo l'attentato del 20 agosto, Mosca ha immediatamente accusato l'SBU ucraina. Kiev ha smentito dicendo che si è trattato di un'azione interna alla Russia. Ma intanto l'assassinio è stato rivendicato, per bocca di un ex deputato russo in esilio in Ucraina, da un'organizzazione clandestina chiamata NRA (Esercito Nazionale Repubblicano) che opererebbe in Russia: l'attentato sarebbe stato indirizzato a un bersaglio di alto profilo per rendere note al mondo le proprie attività. Sarebbe stata un'azione di guerriglia interna, dunque: una spiegazione sensata dell'accaduto. L'ipotetica NRA avrebbe avuto da guadagnare in visibilità molto più di quanto ne avrebbe ricavato l'SBU. Ma, se consideriamo il cui prodest, c'è anche una terza soluzione plausibile.
Supposto che il vero bersaglio fosse Aleksandr Dugin e che sua figlia fosse un "danno collaterale", c'è qualcun altro che avrebbe guadagnato dalla sua morte: il Cremlino. Da tempo Dugin aveva assunto posizioni fortemente critiche sulla guerra in Ucraina: il primo passo della strategia da lui delineata si sarebbe dovuto compiere con la prevista blitzkrieg di tre giorni, mentre ormai il conflitto si trascinava da mesi. Immaginate quanto possa tollerare un presidente russo che un propagandista di fama internazionale lo rimproveri di continuo, lo accusi in pubblico di debolezza e gli dica cosa dovrebbe fare.
Sulle posizioni critiche riguardanti la debolezza del Cremlino, tuttavia, si è assestato pesantemente Evegenij Prigozhin, capo del Gruppo Wagner, impegnato nel conflitto in Ucraina e responsabile dell'insurrezione armata contro il Cremlino e dell'abortita "marcia su Mosca" datate 23-24 giugno 2023. Due mesi dopo la ribellione e guarda caso un anno dopo la morte di Darja Dugina, il 23 agosto 2023, Prigozhin sarebbe morto in un "incidente aereo", causato con tutta probabilità da una bomba a bordo, mentre era in volo su un jet privato tra Mosca e San Pietroburgo. Con lui avrebbe perso la vita anche il numero due del Gruppo Wagner, Dmitrij "Wagner" Utkin, di cui peraltro non si vedeva neanche l'ombra da nove anni, per la precisione da dopo che aveva ricevuto una medaglia al Cremlino. Trattandosi di uno "sfortunato incidente aereo", stavolta nessuno ha ritenuto necessario accusare l'SBU.   

Veniamo ora al secondo attentato che il "Washington Post" attribuisce ai servizi segreti ucraini. Il primo riguarda Maxim Fomin, in arte Vladlen Tatarskij, nativo del Donetsk, dove fu arrestato nel 2011 per una rapina in banca; ma riuscì a evadere dopo l'intervento nella regione dei russi, combattendo dalla loro parte. Divenne poi un blogger militare, accanito sostenitore dell'invasione dell'Ucraina, ma prodigo di retroscena inconfessabili sulle attività russe nel Donetsk dal 2014 in poi, e fortemente critico sulla debolezza del Cremlino nel proseguimento del conflitto. Vi ricorda qualcosa?
Il 2 aprile 2023, mentre si trovava per un incontro del Cyber Z Front in un caffè di San Pietroburgo (di proprietà di Prigozhin, si dice), ricevette in omaggio da una donna un busto che lo raffigurava. Nella base della statuetta era occultata una bomba, che uccise Tatarskij e ferì altre quarantadue persone, alcune in modo grave. In seguito la donna è stata identificata come la sanpietroburghese Darja Trepova, ritenuta una sostenitrice del dissidente incarcerato Aleksej Navalnij, che venne arrestata insieme al marito. Anche questo attentato è stato rivendicato dal gruppo clandestino NRA, mentre Mosca l'ha attribuito ai servizi segreti ucraini.
Ma pure stavolta l'eliminazione del bersaglio sembra un favore fatto al Cremlino... o una perfetta operazione russa sotto falsa bandiera. Si trattava forse di un messaggio inviato al già scomodo Prigozhin? Del resto, già in passato il Cremlino è stato accusato di attentati dinamitardi in Russia: Aleksandr Litvinenko, ex agente del KGB e dell'FSB divenuto dissidente e assassinato a Londra nel 2006, sosteneva che l'attuale presidente russo non fosse solo il vero mandante dell'omicidio di Anna Politovskaja, ma anche di una vera e propria "strategia della tensione" a scopo politico: una serie di bombe nelle aree vicino a Mosca e a Rostov, che nel settembre 1999 avevano causato la morte di trecento persone ed erano state attribuite a terroristi ceceni.

Nel suo articolo del 23 ottobre, il "Washington Post" attribuisce invece il terzo  attentato al GUR, il servizio segreto militare ucraino. Si tratta dell'assassinio a Krasnodar, nella Russia meridionale, di Stanislav Rhzitskij, quarantaduenne vicecapo del locale ufficio reclutamento ed ex comandante di un sommergibile impiegato in un violento attacco missilistico l'anno prima contro l'Ucraina. Il 10 luglio 2023 Rhzitskij fu abbattuto da quattro colpi di pistola mentre faceva jogging. Le autorità identificarono immediatamente il reponsabile come un uomo sui trenta-quarant'anni, arrestando pertanto il sessantaquattrenne Sergej Denisenko, nato in Ucraina.
In questo caso, le voci di una responsabilità del GUR sembrano più credibili e qualcuno ha osservato che la metodologia ricorderebbe le classiche rappresaglie del Mossad, il servizio segreto israeliano, nei confronti dei responsabili di attentati.
Ribadisco: nel mondo dello spionaggio, purtroppo, l'assassinio non è una pratica insolita. Dal canto suo il 23 gennaio 2023, il capo del GUR generale Budanov, parlando con Radio Free Europe, ha indicato alcuni agenti dell'SBU come responsabili - a seguito di un tragico equivoco tra le due agenzie - della morte del banchiere ucraino Denys Kiryeyev, impiegato come mediatore con la Russia, scambiato per una spia e ucciso il 5 marzo 2022 a Kiev.

Tornando al "Washington Post", l'articolo getta in un unico calderone gli attentati succitati e gli attacchi ucraini - questi invece più che comprensibili in termini strategici - al ponte che collega Russia e Crimea (territorio occupato che Kiev considera proprio) o alle navi nemiche nel Mar Nero, insieme a quelli con i droni su bersagli a Mosca e addirittura al Cremlino.
Ho qualche incertezza su questi ultimi. Se è vero che potrebbero essere un modo da parte di Kiev per dare l'impressione di poter colpire il cuore della Russia anche se finora la guerra si è svolta soprattutto in chiave di difesa del territorio ucraino, ho già citato i sospetti nel passato che lo stesso Cremlino non esiti a colpire propri bersagli a Mosca per tenere desta l'attenzione dell'opinione pubblica sulla "minaccia del nemico" e giustificare quindi ogni propria azione. In questo caso, il modello rievoca i dubbi sull'attentato mediante drone al presidente venezuelano Nicolas Maduro a Caracas nel 2018.
La notizia del "Washington Post", in ogni caso, concentra l'attenzione del pubblico sulla presunta "malvagità" di americani e ucraini. E fa passare quasi inosservata un'altra notizia significativa del giorno seguente.

Il 24 ottobre 2023 la Lukoil, secondo maggior produttore russo di petrolio, ha annunciato la morte per insufficienza cardiaca del suo presidente Vladimir Nekrasov, sessantaseienne. Non ci sarebbe nulla di strano in un manager importante che cede prematuramente allo stress del suo incarico. Se non fosse la terza morte nell'arco di un anno e mezzo di una figura di rilievo della compagnia e la seconda di un suo presidente in poco più di un anno.
L'8 maggio 2022 Aleksandr Subbotin, membro del consiglio di amministrazione della Lukoil, è morto per avvelenamento a Mosca in circostanze bizzarre: avrebbe assunto la pozione di uno sciamano. Il primo settembre 2022 Ravil Maganov, presidente della Lukoil, è precipitato da una finestra al sesto piano dell'Ospedale Centrale di Mosca, nell'esatto momento in cui le videocamere di sicurezza avevano cessato di funzionare. Il suo successore Nekrasov, quantomeno, è morto in modo più verosimile. Forse però il decesso di un oligarca russo è un fatto così di routine che nessuno ci presta più attenzione.
Nondimeno trail 2022 e il 2023 il numero di morti sospette, per circostanze o tempistiche, di uomini d'affari legati alla Russia si approssima alla cinquantina e in qualche caso al conteggio andrebbero aggiunti i loro familiari. Oltre agli alti funzionari della Lukoil, tra le vittime risultano anche quattro elementi della Gazprom, multinazionale russa a maggioranza statale e primo produttore al mondo di gas naturale. Si tratta forse di soggetti non allineati alle scelte in materia di gas e petrolio del presidente russo, che con la guerra in Ucraina ha perso quasi completamente il ricco mercato europeo? Ne ho parlato in un mio post quando il fenomeno era ancora agli inizi, e ho proposto una spiegazione, ovviamente di fantasia, nel mio romanzo "Vodka Gang" pubblicato nell'estate 2023. D'altra parte, nulla esclude che la fiction si possa talvolta avvicinare alla verità.



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