Come qualcuno può intuire dal titolo, stiamo parlando del decimo anniversario di uno dei miei personaggi seriali: Toni Black, protagonista finora di due romanzi e vari racconti (molti dei quali già raccolti in un volume), e "ospite" in diversi altri miei libri del ciclo del Kverse.
Raggiunti nel 2021 i miei (primi) trent'anni di carriera, è inevitabile che comincino a susseguirsi compleanni significativi: nel 2022 sono passati venticinque anni dall'uscita del mio bestseller insuperato, il romanzo Ladykill, e venti dall'entrata in scena di Mercy "Nightshade" Contreras (nel romanzo Missione Cuba, 2002); nel 2024 saranno trenta dalla prima pubblicazione di Carlo Medina (il racconto Milano da morire in uno speciale de Il Giallo Mondadori, 1994, presente nell'antologia omonima) e venti della prima apparizione di Rosa "Sickrose" Kerr (come antagonista di Nightshade nel romanzo Obiettivo Sickrose, 2004). In tutti questi casi, tra quando ho scritto la storia e quando è stata pubblicata sono trascorsi alcuni mesi.
Ma dieci anni fa - per la precisione venerdì 11 gennaio 2013, poco dopo l'una di notte - un nuovo protagonista faceva il suo esordio nella mia rubrica su Facebook "Il racconto del venerdì", in una short story scritta il pomeriggio prima, sullo stimolo di quanto capitatomi delle trentasei ore precedenti. Dalle dieci del mattino di quel venerdì, a partire dell'amico scrittore Stefano Di Marino che scrisse "Magnifico!" (e il suo giudizio, da solo, aveva già un enorme valore) la storia fu oggetto di centinaia di "Mi piace", una dozzina di condivisioni immediate e parecchie decine di commenti che andavano da "Superiore!" (il racconto) a "Eroe!" (io). Da quel momento il nuovo personaggio, consacrato dal mio stesso pubblico, sarebbe diventato una presenza ricorrente nella mia produzione.
In occasione del decimo anniversario, per sole ventiquattr'ore, il racconto sarà di nuovo online a questo link, in attesa della ripubblicazione da Oakmond Publishing della raccolta Black Zero nell'estate del 2023.
Ma ecco come tutto ebbe inizio. Mi trovavo, come oggi, sull'isola di Maiorca, Baleari, Spagna. Il 9 gennaio era una giornata di sole, quindi - dopo un collegamento in diretta con Canale 5 come "esperto di misteri" - mi presi una pausa nel mio lavoro a ciclo continuo (dormivo quattro ore per notte e producevo molto più di oggi quanto a narrativa e traduzioni) per leggere in spiaggia un libro da presentare al mio rientro in Italia. Scambiato però per un gitano o un "extracomunitario", categorie cui è noto che qualsiasi idiota può attribuire impunemente malefatte di ogni genere, per il solo fatto di trovarmi lì fui accusato di un furto e il giorno dopo, il 10 gennaio, mi toccò presentarmi alla Guardia Civil (l'equivalente spagnolo dei Carabinieri) per ricostruire i fatti e dimostrare la mia innocenza, disegnando persino uno schema dei miei movimenti e di quelli dell'idiota che voleva farmi arrestare.
Tutto si risolse perdendo soltanto diverse ore di lavoro o, se avessi voluto, di sole. Ma io parlo spagnolo, ho vissuto qui per lunghi periodi (da quarant'anni allora, da mezzo secolo nel 2023). Se invece fossi stato davvero un "extracomunitario" e avessi avuto difficoltá a farmi capire, avrei passato un brutto momento e rischiato il carcere. Ero, in sostanza un privilegiato, laddove altri nella stessa situazione non avrebbero potuto esserlo.
Avevo il dovere di raccontare quella storia in forma di fiction, denunciare la mentalità razzista che aveva generato il potenziale errore giudiziario... e già che c'ero prendermi una rivalsa sull'idiota. Per questo scrissi a caldo il racconto iPhuk, mantenendo quasi tutti i dettagli dell'episodio reale ma sostituendo il protagonista (me) con un personaggio (Toni) che potesse essere, in modo più evidente, oggetto di discriminazione. E si dava il caso che avessi già nella mia testa anche un mio alter ego dalla pelle nera, in puro stile blaxploitation.
Facciamo un salto indietro negli anni '70, quando cominciai a riempire il mio cassetto di racconti. Inventai una coppia di personaggi: uno modellato su Charles Bronson in Professione: assassino (con qualche elemento di Franco Nero in Vamos a matar, compañeros) e uno su Richard Roundtree, lo storico interprete della serie Shaft. Chi conosce ciò che scrivo avrà capito che il primo sarebbe diventato Carlo Medina, a cui nel tempo sono persino riuscito ad assomigliare, ispirando nel 2007 la copertina di Victor Togliani per l'edizione Mondadori di Ladykill. Al secondo, da cui avrei ripreso le fattezze di Toni Black, non sono mai riuscito a somigliare, per quanti sforzi abbia fatto, anche se a mio modo l'avrei interpretato sulla copertina delle edizioni Algama e Cordero di Black Zero.
Quando nel 1991 abbozzai la versione definitiva di Carlo Medina, l'altro personaggio era "di troppo": dal momento che si ispirava a una figura per me fondamentale - cui ho dato spazio nel mio contributo al volume di Silvio Giobbio e Daniele Magni Black Bad and Beautiful (Bloodbuster Edizioni) - meritava di essere un protagonista, non un semplice comprimario. Nel contempo, sempre dagli anni '70 avevo l'idea di scrivere una serie di racconti ambientata a Maiorca, dove già allora avevo modo di guardare dietro le quinte dell'industria del turismo; nel 2005 pubblicai il romanzo Babilonia Connection, in cui il personaggio dell'ex SBS britannico Lloyd Maxwell si stabiliva da queste parti... ma il suo destino era un ruolo secondario (nelle storie di Nightshade e poi in quelle di Black).
Quando Toni, che ancora non aveva assunto il suo nome di battaglia "Black", esplose con quel suo primo racconto, i pezzi del mosaico andarono al loro posto. Doveva essere lui il mio protagonista del noir maiorchino, in un'inaspettata chiave blaxploitation. Anche nella seconda storia non era un "detective senza licenza", ma si apprestava a diventarlo: il suo fu un passaggio graduale. Continuai a scrivere di lui, di fatto realizzando un serial i cui episodi potevano essere autoconclusivi, oppure costituire vicende che si risolvevano in due o tre puntate.
Ci fu anche una certa influenza da una classica serie tv americana dalle insolite componenti sociali, Johnny Staccato, apparsa in dvd sul mercato spagnolo in quel periodo. Nel 2016 pubblicai settimanalmente il serial online sul newsmagazine "Fronte del Blog" per il lancio del primo romanzo, Black and Blue, in ebook da Algama e in cartaceo da Cordero. Le trame si basavano in parte su fatti veri di cronaca locale, mentre per il romanzo successivo, Back to Black (Cordero, 2017) mi basai su un caso reale di molti anni prima.
A fare la differenza rispetto a tutto il resto della mia produzione, del Kverse come in altre serie e altri racconti autonomi, è il modo in cui sono scritte le storie con Toni Black come protagonista e narratore in prima persona. Non a caso, fra tutte le mie serie, è quella preferita in assoluto da Andrea G. Pinketts, che le ha dedicato bellissime parole: pur essendo molto diversa dal suo personalissimo stile, è senz'altro quella che più si avvicina al suo modo di vedere il noir, non soltanto come "ultimo romanzo sociale", ma come forma di espressione letteraria. Anche altri lettori hanno capito che si tratta del mio personaggio più autobiografico, pur essendo fisicamente molto diverso da me.
Se è vero che il Cacciatore di Libri, molto amato dal pubblico nonostante le sue apparizioni siano ormai molto rare, è un mio alter ego che racconta in prima persona, è però solo un personaggio "pulp" (nel senso etimologico del termine come non mi stancherò mai di ripetere), oltre che un riflesso del periodo del mio esordio. Mentre per Toni Black... be', forse sarebbe eccessivo parlare di maturità per uno scrittore perennemente immaturo; ma è un insolito prodotto di cucina fusion tra pulp (di cui sopra), blaxploitation e novela negra spagnola. Le sue storie hanno un posto speciale nel cuore di un padre che vuole bene a tutti i suoi figli, perché se non li avesse amati non li avrebbe mai generati. Quindi, felice decimo compleanno, Toni Black.
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