Ucraina: lezione di geografia


Constatazioni di Andrea Carlo Cappi

La Russia attuale confina a ovest in Europa con Norvegia, Finlandia, i paesi baltici Estonia, Lettonia e Lituania (un tempo parte dell'URSS), Polonia (in passato membro del Patto di Varsavia), Bielorussia (separatasi dall'URSS nel 1991 e ora soggetta a una dittatura filorussa), Ucraina (anch'essa uscita dall'URSS nel 1991 e attualmente nella situazione che conosciamo). A sud con Georgia, Azerbaigian, Kazakhstan (a loro volta ex territori dell'URSS), Mongolia, Cina e Corea del Nord. A est il mare di Okhotsk la separa dal Giappone e lo stretto di Bering dagli Stati Uniti. A nord si trova solo il Mar Glaciale Artico.
Una delle cosiddette "giustificazioni" dell'invasione dell'Ucraina è che l'eventualità di un ingresso di questa nella NATO sarebbe stato una minaccia: la povera piccola pacifica Russia, hanno detto in molti, sarebbe stata "circondata" da una grande, perfida organizzazione militarista. A chiunque affermi che in Europa l'Alleanza Atlantica avrebbe "circondato" la Russia andrebbe revocata all'istante la licenza elementare. Basta guardare la cartina per constatare inevitabilmente che la frontiera tra Russia e resto d'Europa è una minima parte dei confini russi.
Sarebbe più corretto dire che un paese gigantesco e militarista, la Russia, incombe smisurato e minaccioso sulla minuscola Europa.

Il disfacimento dell'Unione Sovietica una trentina di anni fa ha determinato il distacco di varie repubbliche che ne facevano parte e su cui il Cremlino - pentito della dissoluzione - ancora esercita o cerca di esercitare la sua influenza: Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Kazakhstan, Georgia... Di tutti questi territori solo la Bielorussia è stata riportata sotto controllo, sotto forma di paese satellite. Alcuni territori (Transnistria in Moldavia, Donbass e Crimea in Ucraina, Ossezia del Sud in Georgia) sono stati oggetto di tentativi più o meno riusciti di riconquista.
Alla fine dell'URSS si sono liberati anche i paesi del Patto di Varsavia, cioè quelli che l'URSS controllava attraverso governi sotto lo stretto dominio del Cremlino, minacciando l'intervento diretto dei carri armati sovietici a ogni minimo cenno di disobbedienza: Polonia, Germania Est (poi riunitasi con la Germania Ovest), Ungheria (ora però sotto un governo molto "amico" di Mosca), Cecoslovacchia (ora divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia), Romania, Bulgaria, Albania. Qualcuno dovrebbe ricordare quando i carri armati russi arrivarono a Budapest nel 1956 e a Praga nel 1968.
Il fatto che la maggior parte di questi paesi si sia appena possibile orientata verso l'Europa e la NATO non significa affatto che l'Europa e la NATO siano malefiche potenze che vogliano conquistare questi territori: significa che i paesi ex URSS ed ex Patto di Varsavia hanno paura di tornare sotto il dominio di Mosca, che ha imposto loro decenni di dittatura.

Non solo: anche la Svezia (che non confina con la Russia, ma è in ogni caso pericolosamente vicina) e la Finlandia, per la prima volta dal 1945 hanno chiesto ora di entrare a far parte della NATO, non perché l'Alleanza Atlantica se li sia "annessi", ma perché sono loro a chiederlo di propria spontanea volontà. Perché nessuno vuole correre il rischio di essere invaso dal dilagante, evidente, innegabile (a meno di essere in aperta malafede) imperialismo russo.
Per un decennio la Federazione Russa aveva cercato di mostrarsi diversa dall'URSS e ha considerato persino l'opzione di unirsi a sua volta alla NATO. Ma da oltre vent'anni il governo - in mano a un'unica persona, che ora ha protratto la propria carica di presidente a tempo virtualmente illimitato - è andato in una direzione antidemocratica e, ribadisco, imperialista. C'è persino un "filosofo" russo, molto vicino al Cremlino e molto apprezzato e citato dagli utenti italiani di social network, che teorizza un dominio incontrastato di Mosca su tutta l'Europa occidentale, creando un'unica federazione intercontinentale, dal Pacifico all'Atlantico, sotto un unico dittatore sovrano. Un sogno (diciamo piuttosto un incubo) che riunisce in un'unica persona le aspirazioni di Stalin e Hitler, gli sterminatori di massa del XX secolo.
Nel paese già sotto il controllo di Mosca sono evidenti le restrizioni alla libertà, la repressione del dissenso, la fine della democrazia, la presenza di un dittatore che mantiene la propria carica a ogni "elezione" perché non si può fare diversamente. Nei paesi invasi dalla Russia sono innegabili le vittime innocenti, il cui conteggio sale ogni giorno. Senza contare i soldati caduti su entrambi i lati del fronte e gli altri orrori (stupri inclusi) che la guerra porta con sé.

Quello in corso è l'ultimo atto di una guerra contro l'Europa che dura da un decennio, forse due: era cominciata con gli strumenti del capitalismo, per poi procedere con guerre ibride, nuovi metodi di infiltrazione propagandistica, influenza attraverso partiti fintamente di sinistra (per cancellare dalla politica quelli realmente di sinistra) o evidentemente di estrema destra (il nazismo che la Russia afferma di combattere ma che finanzia sotto varie forme all'estero) e sfociare infine con il vecchio metodo dei tempi sovietici, ovvero i carri armati.
Affermare che la guerra non sarebbe colpa del residente del Cremlino, condire il tutto con antiamericanismo gratuito fuori stagione (quando molti invece tacevano nei momenti del passato in cui bisognava prendere posizione contro scelte politico-militari USA) è solo assecondare la propaganda di un paese il cui leader ha scelto di essere un nemico. Ed è preoccupante che il "dibattito" su certi canali televisivi italiani consista nel far prevalere gli interessi di un invasore su quelli della ragione.
Se ai tempi del Terzo Reich fosse esistita la tv italiana, sarebbe stato invitato a parlare Goebbels e molti avrebbero condiviso le sue malefiche idee. Ma a quell'epoca l'Italia era amica del nazismo e delle sue convinzioni innaturali. Dev'essere una tentazione che molti hanno ancora. E che, unita all'ignoranza, è molto pericolosa.


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