Il tempo degli eroi


Oggi partirò da un personaggio non mio, di cui però mi sono occupato, per arrivare a quelli del Kverse. Di recente ho scritto un articolo che mi ha portato a riflettere una volta di più sul trascorrere del tempo per i personaggi della narrativa e dei fumetti.
Non vi svelo di cosa parlo nell'articolo, che potete leggere in appendice a Il Grande Diabolik, in edicola dal 30 aprile 2021. Ma altrove, nel saggio Fenomenologia di Diabolik, riprendevo la spiegazione del direttore Mario Gomboli, secondo cui i personaggi della serie invecchiano di un anno... ogni quattro anni. Ovvero, quando ai primi di novembre del 2022 Diabolik compirà sessant'anni di pubblicazioni (e a me sembra ieri quando festeggiai il quarantennale con il primo dei miei romanzi sugli eroi - o antieroi - di Angela e Luciana Giussani), per lui saranno passati solo quindici anni dal primo albo, Il re del terrore (1962).

Nel campo della spy story, il personaggio più famoso è senz'altro James Bond, l'agente 007, apparso per la prima volta nel 1953 nel romanzo Casinò Royale. Inizialmente il suo autore Ian Fleming (1908-1964) sembrava immaginarlo come un proprio coetaneo, anche se in Si vive solo due volte (1964) lasciò intendere che fosse nato invece nel 1924. Tra gli anni Novanta e i primi Duemila lo scrittore Raymond Benson pubblicò un ottimo ciclo di romanzi-sequel di 007, ambientati, per decisione della Ian Fleming Publications Ltd., nel mondo contemporaneo. In quei libri Bond avrebbe dovuto avere oltre settant'anni, ma non appariva molto diverso rispetto alle storie originali. "Non precisiamo quanti anni abbia", mi disse Raymond, "solo che è un po' più vecchio e un po' più saggio."
Per i protagonisti seriali il tempo passa più lentamente che per i loro lettori e i loro autori. Ho scritto altrove che, quando nel 2000 intervistai lo scrittore Clive Cussler (1931-2020) questi fece una battuta sul fatto che lui invecchiava, il suo alter ego letterario Dirk Pitt no. Diventa una necessità, quando i personaggi hanno un tale successo da durare nel tempo... e addirittura sopravvivere ai loro creatori.

Il mio amico Andrea G. Pinketts (1960-2018), autore dei romanzi con Lazzaro Santandrea, preferiva definire i suoi libri una chanson de geste e rivendicava il trascorrere degli anni per il suo protagonista. Ho sempre condiviso il suo punto di vista e per i personaggi del Kverse ho scelto un preciso anno di nascita e il diritto di farli invecchiare.
Ciò significa che Carlo Medina, che ha tre anni più di me, compirà sessant'anni nel 2021, anche se li porta in modo egregio. Mercedes "Nightshade" Contreras e Rosa "Sickrose" Kerr hanno passato i quarantacinque, ma oggi le donne di quell'età sono nel fiore degli anni. E, dal momento che si tengono sempre in forma, sono in grado di affrontare scene di azione che per Medina sarebbero state difficili anche a trenta.
Ma la cosa più importante è che in tanti anni di avventure i miei personaggi cambiano, si evolvono. Non restano uguali a com'erano nel primo episodio.
Medina è sempre più spesso tentato di appendere la pistola al chiodo, anche se non ci riesce. Mercy è meno impetuosa e ribelle rispetto ai primi romanzi della serie Nightshade e, grazie alle sue esperienze tra il 2001 e oggi, oltre ad agire da sola è la team leader della nuova Sezione D nei nuovi episodi di Agente Nightshade. Anche Rosa, malgrado il suo temperamento non sia molto cambiato da quando l'abbiamo incontrata, ha affinato le proprie capacità di analista di intelligence, come dimostra in Sickrose-Sicaria, il suo primo romanzo da protagonista. Uno dei personaggi di cui più ho tardato a definire l'età è Eduardo Contreras, padre di Mercy e ora, di nuovo, capo di Rosa, anche se dallo scorso anno potete trovare vari indizi a questo proposito in Nightshade-Dossier Contreras.
Cerco sempre di dare ai lettori storie diverse con le stesse emozioni. E, almeno per me, una delle condizioni è che il tempo passa e le esperienze che i personaggi vivono influenzano il loro modo di comportarsi. Vale anche per quelli più incorreggibili.

Immagine: composizione di Giaco, foto di A. C. Cappi



Commenti